COME GLI ATTACCHI DI PANICO HANNO CAMBIATO LA MIA VITA



Immaginate di sentire un nodo alla gola, la testa inizia a girarvi, sudate freddo, fate fatica a respirare, le mani iniziano a tremarvi, vi assalgono delle fitte lancinanti al cuore. Nonostante facciate respiri profondi vi sembra di non aver abbastanza ossigeno. Vi guardare intorno ma vedete tutto sfuocato, le voci vi sembrano lontane, iniziate ad avere paura. Siete soli, state per perdere i sensi, capite di avere un infarto in corso, e ormai anche chiamare i soccorsi è inutile, è troppo tardi. Realizzate che state morendo, non era così che ve l'aspettavate la morte. Pensate alle persone che amate, alle parole che non avete detto loro per orgoglio, e vi maledite.
Siete incazzati e morirete incazzati. Fanculo non accettate di lasciare la vita prematuramente e in questo modo, da soli su una panchina mentre il Mondo sembra fregarsene di voi.
Riaprite gli occhi, non siete morti. Sedete ancora sulla panchina su cui eravate prima, la gente intorno a voi non si è accorta di nulla, il sole risplende alto nel cielo, avete la bocca secca.
Non era un infarto, era un attacco di panico.
Chi ne ha avuto uno sa benissimo di cosa parlo, chi invece non ha mai sperimentato la potenza devastante di questa cosa, farà un po' fatica.
In soldoni che succede al corpo? Il cervello si comporta come se la paura fosse reale, a livello fisico i sintomi sono uguali a quelli dell'infarto, e il cervello è convinto abbiate un infarto in corso, voi siete convinti di averlo, ma è tutto un bluff, uno " scherzo " perverso della nostra mente.
Dai primi mesi del 2017 sperimento sulla mia pelle cosa voglia dire convivere con gli attacchi di panico. Sono sempre stato e sono tutt'ora una persona estroversa nei contesti sociali, anche se estremante introversa a livello emotivo. Mi reputo il “duro e puro” della situazione, e ostento testosterone da maschio Alpha che manco i Gorilla quando si battono il petto.
Eppure io così forte, cosi impermeabilizzato ai sentimenti; io che non ho paura a ficcarmi in una rissa, sono la stessa persona che sul treno per Milano inizia ad aver paura di morire. Mi manca il respiro, mi sento soffocare, devo scendere il prima possibile, e quindi invece che un’ora e mezza, impiego tre ore e passa per fare cento chilometri.
Gli attacchi di panico hanno modificato la mia vita. Cose semplici come prender la metro, sono diventate imprese titaniche. Pressato in mezzo a tutta quella gente, tutte quelle voci, e tu che fissi un punto del pavimento e ti ripeti: “Dai Andre, ancora quattro fermate, ci sei, respira, sei bravo cazzo, ne hai già fatte due, ce la puoi fare ".
Lo stare da solo a casa, cosa che amo dato che vivo per conto mio da quattro anni, improvvisamente è diventato angosciante. Vorreste qualcuno li con voi nel caso steste male; quando di notte vi prendono quei dolori al petto. Sono solo fitte a livello gastrico ma voi le percepite come sintomi del vostro miocardio che sta esplodendo.
Smettete di fare sport, smettete di uscire a far festa, vi chiudete in casa tra libri e film, perchè i contesti sociali vi fanno tornare gli attacchi. Non state vivendo, semplicemente sopravvivete.
Così arriva il giorno in cui capite che anche se nella vostra vita non l’avete mai fatto, è giunta l’ora di chiedere aiuto a qualcuno. Le vostre spalle larghe, da sole, questa volta non bastano.
Non è una rissa, non è un problema affettivo. Non potete ignorare o distruggere ciò che vi fa male, perché tutto è dentro di voi, voi ora siete il vostro nemico, e non potete ignorarvi né distruggervi, perchè distruggereste voi stessi.
Sono stato sul cratere della depressione, ho guardato la lava nera che ribolliva oltre il bordo, ne ho sentito l’odore, un passo e sarei stato inghiottito. Questa cosa mi ha messo in allarme, quindi mi sono detto: ”No fanculo mi devo riprendere”. Ringrazio il mio orgoglio per questo, è solo grazie a lui se ho evitato di affogare.
Dovevo ricominciare tutto da capo, quindi ho iniziato a pormi dei piccoli obbiettivi. Step by Step.
E' venerdì sera, non ho voglia di uscire, ma esco comunque. (step by step)
Ho capito che se fissi la vetta della montagna da scalare, ti demoralizzerai perchè la vedrai sempre lontanissima.
Devi fissare l’albero che sta venti metri davanti a te, quello è il tuo obiettivo; e una volta raggiunto dirti " bravo ". Poi fissare un altro albero e raggiunger pure quello. Albero dopo albero, “bravo” dopo “bravo”, ad un certo punto, senza accorgertene ti troverai sulla vetta della montagna.
Non ho mai preso psicofarmaci, tranquillanti, ecc.. Non critico chi lo fa, ma io ho preferito affrontare il problema, magari facendo il percorso più difficile, ma nel modo più funzionale a ciò che sono io.
Il motivo di questa scelta è la mia convinzione che gli attacchi di panico sono io a crearli e quindi dentro di me ho anche le risorse per eliminarli. I tranquillanti non risolvono il problema, eliminano solo i sintomi. Un po’ come quando avete mal di schiena e vi prendete un antidolorifico, non sentite più il dolore, uscite, vi muovete, ma l’infiammazione peggiora, mentre sarebbe meglio stare a casa a riposo pur sentendo il male.
Ho iniziato ad andare da una psicologa per capire le cause scatenanti di questo problema, e mi sono affidato ai rimedi erboristici. Non so se siano un placebo o meno, ma mi hanno aiutato e mi aiutano tutt'ora.
Ripeto questa è la mia esperienza, lungi da me dirvi come comportarvi, o giudicarvi, ognuno affronta il problema con le sue tempistiche e i suoi metodi.
Col passare dei mesi sono migliorato, anche se sono conscio che il processo sarà ancora lungo.
Una cosa mi ripeto come un fosse un mantra: "Trai il buono anche dalle esperienze più negative ".
 Inizialmente mi vergognavo di questa mia fragilità, poi ho capito che non dipende da me, che non è una fragilità e che rimango il maschio Alpha di prima. (Nessuna delle persone che mi conosce avrebbe mai immaginato quello che in questi mesi ho vissuto).
Non può esserci rinascita senza prima distruzione, e come un serpente cambia la sua pelle, anche noi cambiamo la nostra corazza, perchè questo significa crescere.
Come l’osso quando si frattura diventa fragile e duole, poi si ricalcifica e diventa più forte di prima. Gli attacchi di panico sono la frattura della nostra anima, del nostro IO, che ne uscirà più forte.
Nel mio caso ho preso consapevolezza che a livello emotivo mi rifiutavo di affrontare determinate cose passate, mi ero costruito una bolla impermeabile e ci stavo dentro. Il mio cervello, quel furbo bastardo, sapendo che dei sintomi emotivi me ne frego, ma presto attenzione a quelli fisici, ha deciso di trasformare il mio malessere emotivo in un malessere fisico.
Incredibile la potenza della mente umana.
Concludo dicendovi che capita di cadere, capita di dover tirare il freno a mano, di dover prender fiato, quindi non vergognatevi, non abbiate paura, non addossatevi colpe nè sentitevi inferiori.
E’ un processo di crescita e dovete esser fieri di voi stessi.
Imparate che a volte pur essendo orgogliosi, serve chiedere aiuto; perché per quanto forti, non sempre ci si basta.

E infine ricordatevi di affrontare la vita un passo alla volta, un albero alla volta, un “bravo” alla volta!

Ringrazio SUSANNA BONETTI per il disegno.

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